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Le radici tossiche e i frutti amari dell’antisemitismo moderno

  • Magazine

Del Dr. Alan M. Shore1

L’antisemitismo è stato definito l’odio più antico del mondo. Per coloro tra noi che abbracciano l’idea che vi sia una dimensione spirituale legata all’odio ebraico, la battaglia non è solo contro carne e sangue, ma si svolge in un contesto più ampio di inimicizia. Sia come sia, è indiscutibile che gli ebrei sono stati per secoli al centro di una forma unica di virulenza. Se è davvero l’odio più antico del mondo, la nostra posizione certamente non invidiabile è in un certo senso anche una testimonianza della nostra capacità di resistere. Dopo tutto, abbiamo stabilito questo record non richiesto di longevità; siamo  ancora qui e siamo sopravvissuti a una moltitudine di nemici. Nel riaffermare la nostra presenza, noi ebrei impersonifichiamo la parola profetica per coloro che cercano il nostro male perché, pur potendoci ferire, non potranno mai prevalere. 

Qui in America, gli eventi dei mesi scorsi hanno sollevato ancora una volta, almeno per il momento, la consapevolezza che gli ebrei sono spesso bersaglio di aggressioni irragionevoli. Solo nell’area di New York City, il 2019 si è concluso con oltre una dozzina di violenti attacchi che sono stati segnalati nell’arco di due settimane fino ad estendersi alla prima settimana del 2020, tra questi c’è stato anche un attacco in cui sono rimaste ferite cinque persone durante una festa di Hanukkah a casa di un rabbino nella periferia di Monsey. L’aumento delle aggressioni fisiche e degli atti di vandalismo contro sinagoghe e cimiteri ebraici è proprio questo: in aumento. Ovvero, è un’impennata nell’espressione criminale del bigottismo che è ininterrotto e che si è infelicemente radicato nella nostra cultura nell’arco di decenni. 

Attacchi da tutte le parti

Tuttavia, in questo tempo particolarmente difficile, non riesco a pensare a un altro momento in cui gli ebrei abbiano affrontato l’inimicizia di coloro che provengono da un così ampio spettro di ideologie come quello attuale. I nostri nemici provengono da destra, i suprematisti bianchi, e infestano anche le sacre aule di molte università liberali che dovrebbero vergognarsi.

Da dove viene tutto questo? Qual è la sua storia e il percorso del suo sviluppo? Nel breve spazio di un articolo, vorrei fare un passo indietro per un momento e riflettere su queste domande, partendo da una definizione più precisa della parola “antisemitismo” che va oltre il semplice odio ebraico. Così facendo, spero di offrire una sfida ai credenti per affinare il loro pensiero e la loro comprensione. La prima cosa che voglio proporre è che vi sia una distinzione tra l’antigiudaismo che è stato concepito e promulgato dall’istituzione della chiesa e il successivo antisemitismo che nasce da altre fonti. 

Gemelli congiunti

Uno degli studiosi di Berkeley,  Daniel Boyarin, ha osservato che la nascita dell’attuale ebraismo e del movimento ebraico che si è sviluppato nel cristianesimo attuale è avvenuto nel primo secolo stesso, dopo il Tempio. Egli paragona questo rapporto alla rivalità tra i fratelli e le sorelle di Giacobbe ed Esaù, i nipoti gemelli di Abrahamo e Sara, che si contendevano fin dalla nascita le benedizioni che il padre Giacobbe era autorizzato a conferire2

Spingerei questa immagine ancora più lontano. Paragono l’inestricabile legame dell’ebreo con il cristiano e viceversa, con i gemelli congiunti Chang e Eng, meglio conosciuti come i celebri gemelli siamesi di P.T. Barnum. Solo che invece di condividere un fegato, e spesso raffigurati in posizione scomoda, fianco a fianco, ebraismo e cristianesimo sono uniti al petto, cuore a cuore, condividendo un unico flusso sanguigno e condannati a fissarsi direttamente negli occhi l’uno dell’altro, incapaci di allontanarsi l’uno dall’altro, per quanto entrambi possano desiderarlo. 

Così è stato nei primi anni della pre-adolescenza dell’ebraismo e del cristianesimo. Si trattava di una rivalità tra fratelli che fece sì che il cristianesimo rinnegasse il suo legame con l’ebraismo, impoverendosi notevolmente, secondo il punto di vista dell’autore di questo articolo. Questo ha posto le basi, fino a poco tempo fa, per l’atteggiamento profondamente antagonista e sprezzante che ha caratterizzato l’approccio cristiano all’ebraismo.

Si dice anche che Chang e Eng ogni tanto si scatenavano in inutili scazzottate quando uno voleva andare da una parte e l’altro no. Si procuravano solo piccoli danni perché erano entrambi più o meno delle stesse dimensioni. Ma cosa succederebbe se uno di questi gemelli diventasse un gigante e un bullo? Chi avrebbe la peggio alla fine dell’incontro? C’è da stupirsi che la narrazione dei rapporti ebraico-cristiani da parte del popolo ebraico sia una litania di lamentele continue, radicate nella memoria culturale ebraica e nella tradizione liturgica? 

Una minoranza alienata

Prima dell’era moderna, la rapida ascesa del cristianesimo e il ruolo dominante che ha assunto nelle società cristianizzanti ha posto gli ebrei nella posizione di una “Minoranza alienata“, come afferma lo storico Kenneth Stow, nel titolo appropriato del suo libro sull’esperienza ebraica in Europa durante il Medioevo3. A metà del secondo secolo, mentre il Vangelo si diffondeva lungo le strade romane, la chiesa madre di Gerusalemme veniva spazzata via dall’esercito romano per schiacciare le successive ribellioni ebraiche. Di conseguenza, l’istituzione emergente della chiesa acquisì un’influenza sovradimensionata, spesso accompagnata dalla mentalità che se il cristianesimo doveva trionfare, l’ebraismo doveva essere umiliato. 

Per quanto cercassero di screditare l’ebraismo, gli ebrei rimasero per molto tempo nella mente dei primi padri della chiesa e di coloro che li seguirono. Nell’arco del tempo, la posizione della chiesa nei confronti degli ebrei fu profondamente influenzata dagli scritti del V secolo di Agostino. Secondo l’interpretazione di Agostino del Salmo 59:11, “Non ucciderli, perché il mio popolo non dimentichi”, gli ebrei svolgevano una funzione essenziale nell’economia di Dio, in particolare nell’ambito dell’escatologia4. Agostino riconosceva che la svolta degli ebrei verso il Vangelo era un pre-requisito essenziale per il ritorno anticipato del Messia per la chiesa. Di conseguenza, pur avendo perso il loro status privilegiato a causa della loro riluttanza ad accettare le affermazioni della chiesa, gli ebrei erano comunque un elemento indispensabile affinché la chiesa comprendesse la mèta verso la quale il mondo si stava dirigendo. Pertanto, la chiesa riconobbe a malincuore che la presenza degli ebrei nel mondo doveva essere preservata. Tuttavia, nonostante questo pensiero, il popolo eletto aveva perso il suo posto a causa dell’incredulità nei confronti di Yeshua il Messia, ed era condannato a vagare infelice per il mondo dove era permesso che fosse insultato a causa della propria infedeltà e disobbedienza. 

Anche se spesso ignorata, la posizione della Chiesa cattolica ⎯ articolata da Papa Gregorio I (590-604) e ribadita nel corso dei secoli ⎯ era che gli ebrei potevano essere limitati e ostracizzati, ma non dovevano essere convertiti con la forza o uccisi semplicemente perché ebrei5.

Mentre la chiesa si espandeva e consolidava il suo potere temporale, l’influente insegnamento di Agostino aveva ramificazioni significative al di là della sfera della dottrina della chiesa. Quando le istituzioni ecclesiali, in epoca medievale, arrivarono ad esercitare il dominio nelle sfere di potere politico in Europa, i presupposti teologici della sudditanza ebraica divennero manifesti nella non invidiabile posizione giuridica e sociale degli ebrei che risiedevano nelle terre sotto il dominio cristiano. Banditi dalla normale partecipazione alla cultura cristiana dominante, gli ebrei erano comunemente demonizzati e condannati a un’esistenza vulnerabile e incerta, inclini alle espulsioni e periodicamente spogliati dei loro possedimenti.

L’anti-giudaismo contro l’anti-semitismo

È impossibile enfatizzare troppo il danno che ha causato l’anti-giudaismo che si è insinuato nell’insegnamento della chiesa e che, ancora oggi, innalza la sua testa orrenda. Ma anche se spesso vanno di pari passo, anti-giudaismo e l’anti-semitismo non sono la stessa cosa. Ecco perché. 

L’antisemitismo non si basa sull’odio per la religione ebraica. Si basa sull’odio per il popolo ebraico. E anche se questo può sorprendere un po’, la teoria della razza, da cui nasce l’antisemitismo, deve molto agli scritti di Charles Darwin, sia il L’origine delle specie, che la sua opera meno conosciuta, L’origine dell’uomo, in cui Darwin applica la sua teoria della selezione naturale alle culture umane. Uomo del suo tempo, egli fece nette distinzioni tra ciò che percepiva come il civile e il selvaggio, e il suo concetto di civile condizionò profondamente i suoi pregiudizi. Il filosofo inglese Herbert Spencer si oppose al termine di Darwin “selezione naturale” perché pensava che implicasse che la natura avesse l’autorità di selezionare qualsiasi cosa, e coniò invece il termine, ancora valido, “sopravvivenza del più forte”. Darwin rimase estasiato da questa frase6.

In molti casi, il pensiero originale di un teorico è guidato verso un percorso che il teorico può, o non può sancire. Toccò al cugino di Darwin, Francis Galton, il districarsi tra alcune delle possibili e spaventose ramificazioni della teoria di Darwin. Se la natura tende a eliminare gli incapaci, perché gli esseri umani non dovrebbero favorire questo processo? Se un bestiame di qualità inferiore poteva essere eliminato da una mandria di mucche, perché non poteva essere eliminato da un branco di esseri umani? Così iniziò il movimento eugenetico, che divampò in America, dove nella sola California furono effettuate 20.000 sterilizzazioni forzate nel ventesimo secolo, nel tentativo di eliminare i “perdenti” nella corsa della vita. 

Come studioso di storia ebraica moderna, ho visitato in molte occasioni l’Istituto YIVO per la ricerca ebraica che si trova sulla 16esima Ovest a Manhattan. È sia un deposito che una parte della storia ebraica dedicata alla conservazione di questa storia. Eppure, ogni volta, prima di entrare, mi fermo a guardare una targa poco visibile su un edificio a pochi metri di distanza. Segna una precedente ubicazione della Margaret Sanger Clinic House. La prima clinica legale per il controllo delle nascite aperta negli Stati Uniti. Ora, a prescindere da ciò che qualcuno pensa del controllo delle nascite, ciò che rende la giusta apposizione di questi due edifici così agghiacciante è che Margaret Sanger era una sostenitrice dell’eugenetica e della sterilizzazione forzata dei “non idonei”7. Nel 1920, la Sanger dichiarò pubblicamente che “il controllo delle nascite non è altro che la facilitazione del processo di estirpazione degli incapaci [e] della prevenzione di nascite difettose”. Questo è proprio il tipo di pensiero che ispira gli obiettivi di coloro che cercano di non conservare, come YIVO si sforza di fare, ma di distruggere l’impronta del popolo ebraico sulla terra. 

Per rimarcare ancora questo punto dobbiamo dire che la politica della sterilizzazione forzata non fu un’invenzione nazista. In realtà, ci fu un tempo in cui fu sostenuta dalla Corte Suprema degli Stati Uniti. Nella sua famigerata decisione del 1927, il giudice della Corte Suprema Oliver Wendell Holmes scrisse: “È meglio per tutto il mondo se, invece di aspettare di giustiziare la prole degenerata per il crimine, o di lasciarla morire di fame per la sua imbecillità, la società può impedire a coloro che sono manifestamente inadatti di continuare la loro specie… Tre generazioni di imbecilli sono sufficienti”8. Anni dopo, i nazisti al processo di Norimberga citarono le parole di Holmes in loro difesa. 

Cosa c’entra questo con l’antisemitismo? La parola “semita”, usata in senso moderno, è nata in relazione all’emergere della teoria razziale del XIX secolo. Essa si trasformò rapidamente in un’arma: l’“anti-semitismo”. A Vienna, per citare un solo esempio, fu abilmente usata dal sindaco Karl Lueger per condannare la popolazione ebraica della città. Così facendo, si guadagnò l’ammirazione di un aspirante giovane attivista politico che viveva a Vienna. Il suo nome era Adolf Hitler, che scrisse approvando nel Mein Kampf l’avvocatura americana dell’eugenetica come strumento di ingegneria sociale. “C’è oggi uno Stato – scriveva Hitler – in cui almeno i deboli inizi verso una migliore concezione [di immigrazione] sono evidenti. Non si tratta tuttavia della nostra esemplare Repubblica Tedesca, ma degli Stati Uniti”9. L’ammirazione di Hitler per l’eugenetica coincideva bene con i vantaggi politici dell’antisemitismo europeo. Non dimenticò mai le lezioni ideologiche e politiche che imparò a Vienna ai piedi di Karl Lueger.

Cento battesimi non li avrebbero salvati

Permettetemi di sottolineare che è il razzista e non il religioso che trasforma il precedente antigiudaismo in antisemitismo moderno. Basta guardare che i membri ebrei della chiesa tedesca, che contavano un numero significativo, furono trascinati nei campi di concentramento o eliminati insieme agli altri ebrei. Cento battesimi non li avrebbero salvati, perché era il loro sangue ebraico, non la loro religione, a renderli ebrei agli occhi di Hitler. E la teoria razziale che distingue il superiore dall’inferiore, sostenuta dal movimento eugenetico, si incastrò in modo davvero diabolico con la determinazione di Hitler di far rivivere l’antica mitologia della razza ariana superiore per forgiare una nuova identità nazionale e culturale per la Germania nazista. Il risultato? L’assassinio di sei milioni di ebrei e il fetore dell’antisemitismo che permane ancora oggi. 

In sintesi, l’antigiudaismo secolare e profondamente radicato nella chiesa, e il suo disprezzo per gli ebrei, hanno trasformato e fertilizzato il terreno in cui i semi dell’antigiudaismo moderno hanno messo radici e hanno poi portato, e continuano a portare tuttora, i loro frutti malvagi. 

Il potere della colpa

Questo dove ci porta? C’è un unico principio unificante che spiega la violenza anti-ebraica contemporanea, oltre alla convinzione che dietro a tutto questo ci sia Satana? Se così fosse, questa spiegazione si sta rivelando elusiva. Forse sta in qualche modo nell’amara battuta: “I tedeschi non smetteranno mai di dare la colpa agli ebrei per Auschwitz”. Il succo di quel detto è questo: Il ricordo dell’Olocausto è così insopportabile per i discendenti dei suoi perpetratori, che sono arrivati ad avercela con il popolo la cui esistenza è un ricordo indesiderato di un passato che non può essere cancellato. 

In un senso più ampio, questa mentalità può spiegare, almeno in parte, l’ondata di atti violenti scaturiti da tanti ambienti e ideologie apparentemente estranei. Si può dire che la presenza ebraica affligge la nostra coscienza collettiva in modo simile a come la nostra coscienza si sente condannata dallo Spirito Santo. Il modo in cui rispondiamo a questo disagio spirituale la dice lunga sul tipo di persone che siamo. Questo senso di colpa può generare confusione, rabbia e ostilità verso le stesse persone verso cui ci sentiamo colpevoli, a torto o a ragione; oppure può condurre lungo un cammino che ci porta verso il pentimento, il perdono e la restaurazione. 

Cristiani ed ebrei hanno molto da imparare e da insegnare gli uni agli altri. Inoltre, i seguaci ebrei di Yeshua sono in una posizione unica per svolgere un ministero di riconciliazione con coloro che ci riceveranno. In un certo senso, siamo un sacerdozio che agisce per conto dei nostri “parenti secondo la carne” miscredenti, promuovendo l’accesso a un Redentore che è riconosciuto come ebreo da coloro ai quali Egli è stato rivelato per la prima volta. Siamo anche profeti del corpo del Messia, che ha bisogno di una più solida comprensione di chi siamo e di quale sia il nostro posto nello schema eterno delle cose. I credenti messianici si trovano a cavallo tra due mondi, quello ebraico e quello cristiano. Sono una parte di entrambi, anche se non si sentono, in quest’epoca attuale, completamente a proprio agio in nessuno dei due. Eppure, l’ambiguità della nostra situazione ci dà una prospettiva più completa, che ci permette di agire come ambasciatori per conto di entrambi i mondi, l’uno verso l’altro. 

NOTE

[1]  Il dottor Alan M. Shore è un credente ebreo in Yeshua. Nato a New York City, è giunto alla fede nel 1975. Membro dello staff di Chosen People Ministries da oltre 20 anni, ha completato un dottorato di ricerca in Storia e cultura ebraica moderna, con un’enfasi sulla lingua e letteratura yiddish, nel 2016. Negli ultimi 25 anni, ha anche interpretato Saulo di Tarso nel dramma individuale intitolato A Chosen Vessel per più di 600 volte in chiese, istituzioni educative e congregazioni messianiche negli Stati Uniti e all’estero. Il suo indirizzo di corrispondenza è: dr.alan.m.shore@gmail.com

[2]  Daniel Boyarin, Dying for God: Martyrdom and the Making of Christianity and Judaism (Stanford, CA: Stanford University Press, 1999), 2-6.

[3]  Kenneth R Stow and Mazal Holocaust Collection, Alienated Minority: The Jews of Medieval Latin Europe (Cambridge, MA: Harvard University Press, 1992).

[4] Ibid., 18.

[5]  Ibid., 9.

[6]  Charles Darwin, The Variation of Animals and Plants Under Domestication (D. Appleton, 1899), 6.

[7] “Eugenics and Birth Control | American Experience | PBS,” accessed January 21, 2020, https://www.pbs.org/wgbh/americanexperience/features/pill-eugenics-and-birth-control/.

[8] Adam Cohen, Imbeciles: The Supreme Court, American Eugenics, and the Sterilization of Carrie Buck (New York: Penguin Press, 2017), 303.
[9] Citato nel Arthur Caplan and Robert Arp, Contemporary Debates in Bioethics (Chichester West Sussex; Malden, MA: Wiley Blackwell, 2014), 359.

Questo articolo è uscito per la prima volta su Ariel Magazine – Summer 2020

Tradotto da Martina Pifferi Speciale

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