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Dall’odio all’amore

di Johannes Vogel1

Sono cresciuto in una casa cristiana; sia mio padre che mia madre erano credenti. 

I miei primi ricordi sono radicati nelle storie che mio nonno e mio padre mi raccontavano sulla mia bisnonna. I miei antenati paterni appartenevano alla conservatrice Chiesa dei Fratelli, e molti di loro erano evangelisti e predicatori itineranti. La mia bisnonna, sposandosi fu accolta in questa famiglia. Era mezza ebrea. Ricordo che mio padre mi diceva di come lei lo sollevava e lo faceva sedere sulle sue ginocchia quando era bambino e, gli raccontava storie della Bibbia, della sua nazione, del popolo d’Israele e di come Dio si prese cura di loro. Uno dei suoi figli, Fritz Vogel, era mio nonno. Durante la prima guerra mondiale, trovò impiego presso la polizia locale; ma essendo privo di un’istruzione formale, era limitato nelle sue possibilità di carriera e di conseguenza faceva fatica a provvedere per sua moglie e i loro tre figli. In quanto membri dell’Assemblea dei Fratelli, portarono le loro preoccupazioni e i loro bisogni davanti a Dio.

Dopo la sconfitta nella Grande Guerra, la divisione politica e la depressione economica che ne seguì, la Germania si ritrovò ad affrontare un futuro tetro – fino a quando entrò in scena un austriaco con idee rivoluzionarie.  Nato a Braunau am Inn, Adolf Hitler promise tanto al popolo tedesco e il suo partito – il Nationalsozialistische Deutsche Arbeiter Partei (Partito operaio socialista tedesco o NSDAP) – guadagnò rapidamente popolarità. L’influenza e il potere di questo “salvatore” del popolo tedesco crebbero rapidamente. Come molti altri, nonno Fritz fu ingannato da Hitler e credette nelle sue promesse. Era cieco e non vedeva le vie malvagie di Hitler. 

Di fatto, l’unica cosa che i tedeschi volevano vedere in quel momento era la loro opportunità di avere successo e progredire, senza fermarsi a riflettere alle cose terribili che Hitler andava proclamando e pianificando, sopra ogni cosa l’estinzione del popolo ebraico. 

Molti cristiani sostennero Hitler, che fu presto eletto cancelliere della Germania. Tale supporto non può essere spiegato in termini puramente razionali; stava succedendo qualcosa di demoniaco! Nonno Fritz si unì al partito nazista durante gli anni della sua formazione e prosperò in un modo che altrimenti non sarebbe stato possibile in quel momento. Si unì perfino allo Schutzstaffel (SS), che a sua volta gli permise di avanzare al grado di capo della polizia locale nella città di Hagen. Nel corso del tempo, diventò una persona molto influente. Ancora oggi, non riesco a capire come una persona la cui madre era per metà ebrea abbia potuto diventare membro delle SS. Il movimento nazista era un sistema corrotto, pieno di intrighi e lotte di potere, riuscì, in qualche modo, a far sì che le persone negassero le proprie radici ebraiche. 

Il 9 novembre 1938, la sinagoga ebraica, i negozi e altre proprietà ebraiche furono dissacrate durante la Kristallnacht, o “La notte dei Cristalli”. Mio nonno fu il primo a incendiare la sinagoga ebraica di Hagen, che bruciò completamente. Mio padre, che all’epoca aveva nove anni, ricordava molto bene quella notte. Ricordava di quando il nonno tornò a casa presto la mattina dopo, odorando di fumo e vide i suoi guanti bruciati vicino alla porta. Mio padre divenne membro dello Hitler Jugend (il movimento giovanile hitleriano); e mio nonno era talmente accecato, e in una certa misura pazzo, che fece entrare mio padre nelle SS, vestendolo con una loro uniforme speciale. C’è anche una foto di mio padre, il più giovane membro delle SS, che stringe la mano a Joseph Goebbels2. Mi stupisce che persone che abbiano professato di essere cristiani possano essere così cieche e ingannate da un solo uomo. Entrambi i miei nonni avevano una foto del Führer nella loro a casa, e pregavano ogni giorno per lui. Credevano che fosse Hitler a dare loro lavoro, cibo e sicurezza. Tuttavia, dopo quello che successe durante la Kristallnacht, non avevano più scuse. Gli articoli di giornale riportarono i crimini compiuti e chiunque non si oppose,  divenne complice del crimine contro il popolo ebraico. 

Adolf Hitler catturò le menti della gioventù tedesca infondendo in loro un sentimento di orgoglio nazionale e alienandoli dai genitori li convinse che l’obbedienza allo Stato aveva la precedenza sull’obbedienza alle loro madri e ai loro padri. Durante l’era nazista, l’onore più alto che un giovane potesse ottenere era seguire e obbedire al Führer. Quando mio padre Friedrich fu arruolato verso la fine della guerra all’età di 15 anni, voleva aiutare il Führer a raggiungere “la vittoria finale”. Nonno Fritz ricevette ordini speciali dalle SS per servire in Olanda a causa della sua esperienza in lingue straniere. Molte persone nel movimento clandestino olandese morirono, inclusi alcuni inglesi, perché furono ingannati dalla perfetta padronanza di mio nonno della lingua olandese. Alla fine, fu nominato supervisore del campo di concentramento di Esterwegen, vicino al confine tedesco-olandese3.

Grazie a Dio Hitler perse la guerra! Mio nonno fu catturato dai russi e divenne un prigioniero di guerra. Senza dubbio questo gli salvò la vita. Condannato a morte dagli olandesi e dagli inglesi, la sua condanna fu successivamente annullata perché aveva prestato servizio come prigioniero di guerra.

Fu durante il suo periodo in una prigione russa che ebbe un nuovo inizio con Gesù, pentendosi dei suoi errori. Uno dei suoi compagni di prigionia era un pastore fedele. I prigionieri non avevano accesso alle Bibbie, ma questo pastore conosceva a memoria molte Scritture e inni e riportò mio nonno al Signore. Un versetto in particolare ebbe un impatto su di lui: 

Ecco, è per la mia pace che io ho avuto grande amarezza; ma tu, nel tuo amore, mi hai liberato dalla fossa della decomposizione, perché ti sei gettato dietro alle spalle tutti i miei peccati.  (Isaia 38:17; enfasi aggiunta)

Mio nonno non fu l’unico membro della mia famiglia ad essere imprigionato alla fine della guerra. Le forze americane catturarono mio padre e si accordarono per farlo deportare nelle cave di pietra in Francia. Questo avrebbe significato certamente la sua morte, perché non una sola persona della sua unità fece mai ritorno. Tuttavia, Dio risparmiò la sua vita, usando mia nonna per salvarlo. La nonna si recò nella piazza del mercato dove si sarebbe svolta la deportazione in Francia. Quando arrivò, passò semplicemente davanti alle guardie e prese per le orecchie suo figlio di 16 anni. La guardia di turno le chiese cosa stesse facendo e le ordinò di fermarsi, ma la nonna rispose: “Ancora va all’asilo”. Poi sgridò mio padre prima di dargli uno schiaffo sul viso. Il soldato rise e disse: “Vai, torna al tuo asilo“. Ancora una volta, la mano di Dio era su mio padre. 

Mio padre divenne gestore di una tenuta. Con mio nonno ancora detenuto come prigioniero di guerra in Russia, dovette prendersi cura dei suoi due fratelli più giovani. Col tempo, mio ​​padre divenne un fumatore accanito e un donnaiolo. Diversi anni dopo, tuttavia, un evangelista americano organizzò una serie di incontri di risveglio in una tenda di Hagen. Uno dei manifesti diceva: “Nessuno può sfuggire a Gesù.” In mezzo alle macerie della guerra, mio ​​padre diede la sua vita a Dio. Lo fece a casa, insieme al padre, che in quel tempo era tornato (nonno Fritz); i due si inginocchiarono fianco a fianco e abbandonarono completamente le loro vite al Messia Gesù. Da quel momento in poi, mio ​​padre seguì il Signore: niente più fumo, niente più bere, niente più danze, niente più donne.

Mio padre incontrò mia madre alla Chiesa Evangelica Libera di Hagen e si sposarono il 20 novembre 1951. Poco dopo il loro matrimonio, mio ​​padre contrasse una forma molto attiva e infettiva di tubercolosi, che lo portò a trascorrere quasi tre anni in varie cliniche e ospedali. A quei tempi la tubercolosi era una malattia incurabile. Nonostante le sue condizioni, mio ​​padre disse che quei tre anni furono molto preziosi perché sviluppò un forte desiderio di servire Dio come missionario, cosa che era medicalmente impossibile a causa della sua cattiva salute. Tuttavia, gli anziani della sua chiesa, insieme a un missionario americano, pregarono per lui e mio padre fu completamente guarito. Mia madre, tuttavia, non condivideva il desiderio di mio padre di frequentare la scuola biblica.

Il padre dell’autore, Friedrich Vogel ricevette il titolo di Cittadino Onorario di Gerusalemme

Verso la fine della malattia di mio padre, il 5 ottobre 1953, nacque il loro primo figlio, Friedhelm. “Quindi, davvero non possiamo frequentare una scuola biblica, ora che abbiamo un figlio”, disse mia madre; ma precisamente tre mesi dopo, il 5 gennaio 1954, Friedhelm morì. Alla sua tomba, mia madre trovò il suo “sì” per servire il Signore; e nel settembre del 1954, lei e mio padre si iscrissero a un corso biblico biennale in Svizzera. Fu durante quel periodo che iniziarono a sentire un peso per Israele e il popolo ebraico. Il direttore della scuola biblica in Svizzera, Saturnin Wasserzug, era ebreo; e sia lui che sua moglie Gertrud avevano una chiara posizione biblica nei confronti di Israele, facendo presente ai loro studenti quanto fosse importante per i credenti amare il popolo ebraico. Mio padre ne fu affascinato e presto sviluppò un profondo amore per il popolo di Dio. 

Il 28 luglio 1956, i miei genitori fondarono la Bibelschule Hagen (Scuola biblica di Hagen) nella loro città natale. La scuola iniziò con lezioni serali, fino a quando non venne istituito un programma residenziale a tempo pieno. Nel 1978, la scuola si trasferì nella vicina Breckerfeld e cambiò il nome in Bibel-Center Freie Theologische Fachschule Breckerfeld (Scuola biblica di vocazione teologica libera). Come scuola, l’amore che sentiamo per Israele è cresciuto nel corso degli anni e ciò si riflette nel logo della nostra scuola, dove la Bibbia si fonde con il candelabro della menorah, a causa della centralità di Israele nelle Scritture. Mio padre iniziò ad offrire tours in Israele affinché la gente potesse apprezzare la terra e le persone. Egli stesso visitò Israele circa 120 volte e in segno di apprezzamento ricevette la distinzione di “Cittadino onorario di Gerusalemme”. 

L’autore Johannes Vogel è l’attuale direttore della scuola biblica di Breckerfeld

Nel 1986, volevamo fare qualcosa di speciale per commemorare il 30 °anniversario della scuola biblica, qualcosa che dimostrasse la nostra fede nella centralità della Bibbia, dell’evangelismo e d’Israele. Abbiamo deciso di costruire una copia in scala reale del Tabernacolo, seguendo le istruzioni e le dimensioni dettagliate esposte nelle Scritture. L’esposizione finale, che abbiamo chiamato “Expo Exodus”, ha fatto il tour della Germania ed altre parti d’Europa, e circa 250.000 visitatori sono venuti a visitarlo. Nel 1999, il Tabernacolo fu acquistato dai Battisti del Sud in America e trasferito nel deserto del Negev, vicino a Eilat in Israele. I Battisti del Sud hanno una chiesa lì; così, il Tabernacolo è diventato uno strumento per la predicazione a persone provenienti da diversi paesi e background religiosi, sia nativi che turisti. Ci sono visite guidate giornaliere nel santuario dell’Antico Testamento. È una grande opportunità affinché le persone conoscano il Messia ebraico. Si vede chiaramente come la Bibbia e Israele vanno di pari passo l’una insieme con l’altro. Non è possibile separarli.

In conclusione, posso dire onestamente che Dio ha cambiato la mia famiglia – dal più grande odio del popolo ebraico all’amore più profondo per loro attraverso l’ebreo Gesù. Il perdono è possibile solo attraverso il Messia ebreo, il cui amore è più potente dell’odio dell’uomo. Solo a Dio sia la gloria!

La scuola oggi
La scuola biblica di Hagen fu fondata nel 1956
Nel 1978, alla scuola fu dato un nuovo nome, Bibel-Center Freie Theologische Fachschule Breckerfeld 

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1Johannes Vogel è il direttore del Centro Bibel di Breckerfeld, Germania. Questa testimonianza è tratta da un seminario che egli tenne durante la Pre-Trib Conference 2018, in Dallas, TX.  

2 Goebbels era il Ministro di Propaganda nella Germania nazista dal1933 to 1945.

3 Il campo di concentramento di Esterwegen (Konzentrationslager or KZ, in tedesco) era un campo di lavoro forzato

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Questo articolo è uscito per la prima volta su Ariel Magazine – Winter 2018

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